CALTANISETTA

       Di origine antica, addirittura pre-greca, sicuramente sicana che forse costruirono il castello di Pietrarossa), situata nella zona del monte Gibel Habib ("la montagna felice"), come attesta un'epigrafe nella quale si legge per la prima volta il nome Nissa, nel 123 a. C. venne conquistata dai Romani, guidati dal console Lucio Petilio, che fondo una colonia chiamata in suo onore "Petiliana". Successivamente arrivarono gli Arabi, intorno all' 831 d. C., che aggiunsero all'originario nome il prefisso Q'al'at (castello) da cui Qal'at al-nisa’, il castello delle donne. Nel 1087, venne strappata agli Arabi e divenne possedimento di Ruggero I di Sicilia normanno, la citta, comincia a chiamarsi Calatanesat, successivamente modificato in Caltanixettum, viene trasfomata in feudo per vari membri della sua famiglia. Condivise le sorti della Sicilia e particolarmente nel periodo spagnolo durante il quale soffri spesso la carestia. Nel 1407 passo ai Moncada di Paterno e ad essi rimase fino alla soppressione della feudalita in Sicilia, nel 1812. Nel febbraio del 1567 il castello di Pietrarossa crollo a causa di un terremoto e rimasero in piedi solo i resti di due torri, visibili ancora oggi. Nel 1718 Caltanissetta fu uno dei centri della rivolta antisavoiarda in Sicilia, costringendo l'esercito sabaudo ad abbandonare la citta. Nel 1818, in pieno periodo borbonico, Caltanissetta fu elevata a capoluogo di provincia. Nel 1820 si rifiuto di partecipare ai moti liberali siciliani, e subi un tentativo di saccheggio da parte di alcune bande capitanate da Salvatore Galletti, principe di Fiumesalato e marchese di San Cataldo. Ma nel 1848-1849 aderi alla rivoluzione, segui le sorti della Sicilia, e venne annessa al Regno d'Italia nel 1860, quando fu interessata da un grande boom economico dovuto soprattutto ad un'intensa attivita mineraria. Durante la Seconda Guerra mondiale, nel quadro dello sbarco degli Alleati in Sicilia, subi diversi bombardamenti (7-10-11-13-17 luglio 1943) culminati con la conquista della citta da parte delle forze anglo-americane (18 luglio 1943). Il luogo in cui oggi sorge l'Abbazia normanna di Santo Spirito era, probabilmente, un luogo di culto gia in epoca bizantina, come ci fa supporre la dedica dallo Spirito Santo. Le chiese siciliane di origine bizantina, infatti, sono spesso dedicate allo Spirito Santo, a San Basilio o San Nicola, mentre quelle di origine normanna alla Madonna, a San Pietro o agli Apostoli. Inoltre, sembra ormai certo che l'attuale biblioteca fosse un tempo un casolare arabo, inglobato nella struttura normanna. Commissionata dal conte Ruggero e da sua moglie Adelasia, la chiesa fu consacrata nel 1153 ed affidata nel 1178 ai canonici regolari agostiniani, anche se fu soltanto nel 1361 che inizio la serie degli abati. La chiesa fu restaurata una prima volta gia nel 1568, ad opera di Fabrizio Moncada, figlio di Francesco I conte di Caltanissetta; in seguito furono effettuati altri restauri nell'ultimo trentennio del XIX secolo, fino a quelli recentissimi, conclusisi negli anni passati. Nel 1759 la contessa Ruffo Moncada affido l'Abbazia ai padri cappuccini, l'ultimo dei quali mori nel 1904. Non conosciamo con esattezza le date di fondazione ne della chiesa, ne dell'abbazia, ma e certo che quella di Santo Spirito fu la piu antica delle chiese nissene, nonche la prima parrocchia della citta. La data di consacrazione, invece, ci e pervenuta grazie ad una lapide commemorativa, posta sul pilastro sinistro dell'abside maggiore.La struttura volumetrica dell'edificio e molto semplice: e costituita dal parallelepipedo della chiesa, sormontato da un tetto a capanna; dal parallelepipedo del campanile sormontato dalla piramide a base quadrata che lo ricopre; dai volumi semicilindrici delle absidi, in fondo alla chiesa, sormontate da coperture a quarto di sfera. Numerosi sono, inoltre, gli elementi che l'abbazia ha mutuato dall'antico casale arabo: la parete di destra e quella dietro il fronte battesimale erano mura esterne del casale; la biblioteca occupa proprio l'interno del casale, mentre la sacrestia era un tempo una guardiola, come testimoniano le quattro feritoie ancora presenti. Notevoli sono il fronte battesimale, presumibilmente gia presente nell'antecedente chiesa bizantina; la cantoria, costruita nel 1777, decorata con gli stemmi dell'allora vescovo Mons. Giovanni Guttadauro dei Principi di Reburdoni e dell'abate; l'affresco di Sant'Agostino, del XV secolo, di cui ci sono giunti purtroppo solo alcuni frammenti; l'affresco della pieta, anch'esso del XV secolo, raffigurante un tema nordico: il Cristo che emerge dal sarcofago; l'affresco del Cristo benedicente, ancora del XV secolo; l'affresco del Panthocrator, ridipinto nel 1964 dal pittore catanese Archimede Cirinna; la statua della Madonna delle Grazie, del XVI secolo, in terracotta policroma, che rappresenta la piu antica raffigurazione mariana di Caltanissetta; il Crocifisso dello Staglio, realizzato con tempera grassa su tavola e ritenuta l'opera piu preziosa presente nell'abbazia; l'altare maggiore, la Protesis ed il Diaconicon, tutti ricavati da grossi blocchi di pietra di Sabucina; un'urna cineraria romana, risalente al I secolo, appartenente ad un certo Diadumeno, liberto dell'imperatore Tito Flavio Cesare e probabilmente proprietario del fondo dove in seguito sorse l'abbazia. Duomo di Santa Maria la Nova La cattedrale di Caltanissetta, situata nel centro storico della citta, venne costruita tra gli anni 1560-1620 e fu aperta al pubblico nel 1622. Venne intitolata cosi per distinguerla dalla chiesa madre, eretta nel Cinquecento ai piedi della fortezza di Pietrarossa, e che venne conseguentemente soprannominata “la Vetere”. Presenta una larga facciata spartita da lesene affiancate da due campanili e domina tutta la centralissima piazza Garibaldi. L'interno, a croce latina, e diviso in tre navate sostenute da quattordici arcate, ciascuna dedicata ad un personaggio dell’Antico Testamento. Nel punto di intersezione fra i due bracci della croce, al di sopra dell'altare, si trova una cupola. La straordinaria serie di affreschi che orna la navata centrale e opera del pittore fiammingo Guglielmo Borremans (1670-1744) che lavoro nel capoluogo nisseno nel 1720. Le tre scene centrali costituite dalle scene dell’Immacolata Concezione di Maria, dell’Incoronazione della Vergine e del trionfo di San Michele, si presentano allo spettatore insieme a raffigurazioni di angioletti, nuvolette e stucchi dorati a tema floreale. Nella seconda cappella di destra e notevole, invece, la presenza della splendida Immacolata, una statua lignea del 1760 con preziosi panneggi in lamina d’argento. Nella cappella situata a fianco di quella maggiore trovano posto le rappresentazioni dell'Arcangelo Michele, statua in legno nata dall’abilita dell’autore Stefano Li Volsi, e gli Arcangeli Gabriele e Raffaele, sculture marmoree opera dell’artista Vincenzo Vitaliano. Sull'altare maggiore si puo ammirare l'Immacolata e Santi, una grande pala del Borremans. A completamento del duomo troviamo anche un prezioso organo intagliato e decorato, una tela raffigurante la Madonna del Carmelo di Filippo Paladini (1544-1614) e un Crocifisso attribuito a fra' Umile da Petralia (1580-1639). Edifici Civili e Monumenti Molti sono i palazzi di interesse storico, presenti nel centro storico ed abitati in passato da importanti famiglie cittadine. Tra di essi ricordiamo: • Palazzo Testasecca, realizzato durante il XIX secolo in stile neoclassico dalla famiglia del Conte Ignazio Testasecca. Si trova in Corso Vittorio Emanuele, di fronte al Palazzo Benintende. • Palazzo Benintende, realizzato dall'architetto Giuseppe di Bartolo, che presenta un'interessante sovrapposizione di ordini architettonici: le colonne al piano nobile sono in stile ionico, mentre quelle del secondo piano in stile dorico; numerosi sono anche i medaglioni e le lesene che aumentano il valore architettonico del palazzo. Nel 1862 vi alloggio Giuseppe Garibaldi. E' sito in Corso Vittorio Emanuele. • Palazzo Provinciale, la cui realizzazione fu iniziata dallo stesso Giuseppe di Bartolo nella prima meta del XIX secolo. L'architetto voleva costruire un enorme edificio che fosse sede sia degli uffici provinciali che di quelli comunali. La complessita dell'opera, pero, risulto tale che nel 1870 il palazzo era ancora ben lungi dall'essere completato. Il progetto fu allora ridimensionato dall'ingegnere Agostino Tacchini e fu destinato ad ospitare i soli uffici della Provincia. Tra gli artisti che contribuirono alla realizzazione del palazzo, si ricordano: il nisseno Luigi Greco che realizzo l'aula consiliare e lo scalone principale; un altro nisseno, Michele Tripisciano, per le sculture che ornano il palazzo; il catanese Pasquale Sozzi per le decorazioni interne. Palazzo del Carmine La costruzione del palazzo inizio intorno all'anno 1371. La zona in cui sorge attualmente, all'epoca, si trovava ben fuori dalle mura cittadine ed ospitava una chiesetta rurale dedicata a San Giacomo. Per volere di Guglielmo Peralta e di sua moglie Eleonora d'Aragona, vicino la chiesetta fu edificato il convento dei Carmelitani scalzi e l'annessa chiesa di Maria Santissima Annunziata, comunemente chiamata Madonna del Carmine. Con l'espansione urbanistica che ebbe la citta nei secoli successivi (ed in particolare nel XVI secolo), il complesso conventuale si trovo inglobato nel tessuto cittadino, affiancato dalla nuova chiesa di San Giacomo e dalla chiesa di San Paolino. Durante il XIX secolo, a causa della soppressione degli ordini religiosi, i Carmelitani Scalzi lasciarono il convento che fu adibito a sede municipale; le chiese che lo affiancavano furono demolite e, al loro posto, fu costruito il teatro cittadino (il Teatro regina Margherita). Attualmente il palazzo ospita il Municipio della citta ed e stato, negli anni, talmente arricchito nel prospetto che l'unica traccia dell'antico convento e costituita dall'ampio cortile centrale. Palazzo Moncada [modifica] Il palazzo Moncada detto anche Beauffremont fu edificato nella prima meta del XVII secolo dal Conte Guglielmo Moncada e doveva essere uno dei piu importanti palazzi signorili della Sicilia, come testimoniano l'imponenza dell'edificio e i pregiati fregi (antropomorfi e zoomorfi) dei balconi. Tuttavia, la sua costruzione non venne portata a termine, in quanto Guglielmo ricevette la nomina a Vicere di Valenza e si trasferi in Spagna. Restato proprieta dei Moncada fino agli inizi del XX secolo, nel 1915 fu acquistato dalla Principessa Maria Giovanna di Beauffremont, la quale lo privo del suo uso residenziale e vi fece costruire un'ampia sala con galleria in stile liberty, che fu adibita alla rappresentazione di spettacoli teatrali. Nel 1938 il palazzo fu acquistato dalla famiglia Trigona della Floresta ed in seguito adibito alla rappresentazione di spettacoli cinematrografici. Tuttora asserve a questo ruolo, con il nome di Cineteatro Beauffremont. Il castello di Pietrarossa sorge a ridosso della chiesa di Santa Maria degli Angeli, nei pressi del vecchio quartiere arabo della citta, e domina, dall'alto del burrone sul quale si erge, tutta la vallata fino al fiume Salso. L'origine del suo nome e controversa, ma sembra che esso indicasse il colore dei mattoni che un tempo rivestivano le sue torri e di cui oggi rimane qualche traccia. Anche l'origine del castello stessa e tuttora oggetto di dibattito. Molti storici lo giudicano di origine Saracena, mentre altri lo datano addirittura al periodo pregreco, asserendo che le lettere graffite che si possono trovare su alcuni baluardi, siano simboli dell'alfabeto sicano. Un terzo filone di storici vuole il castello nato da avanzi di fabbriche Romane, mentre per altri i ruderi del castello sono da considerarsi di origine gotica. In ultimo, alcuni storici pensano che la rocca fu edificata dai siracusani ed infruttuosamente attaccato dagli ateniesi. Le uniche notizie certe che abbiamo sul castello, riguardano il periodo successivo all'insediamento di Ruggero I d'Altavilla. Ad esempio, sappiamo che nel castello fu seppellita la nipote di Ruggero, Adelasia. E, ancora, che esso fu teatro di resistenza da parte di Nicolo Maletta, contro le armate angioine condotte da Guglielmo d'Estendard, finche, tradito dai suoi, fu costretto a cedere il castello al francese, finendo poi impiccato. Ma il periodo di maggior prestigio, il castello lo visse sotto il dominio degli Aragonesi: durante questo periodo, infatti, fu scelto come sede dei tre Parlamenti generali di Sicilia, negli anni 1295, 1361 e 1378. Nel 1407, il castello passo in proprieta alla famiglia Moncada, nella persona di Matteo II, ed inizio il suo periodo di decadenza in quanto, adibito ormai alle sole funzioni militari, fu ritenuto inadatto come residenza nobiliare. Sul finire del XV secolo i sotterraneri del castello vennero addirittura adibiti a carceri. Nella notte del 27 febbraio 1567, forse a causa di una violenta scossa di terremoto, gran parte dell'inespugnabile fortezza rovinava, lasciando soltanto un alto muro, una torre di guardia ed alcuni terrapieni. Nel 1591 vennero iniziati dei lavori di manutenzione, ma questi finirono per trasformare il castello in una cava di pietra da costruzione. In seguito a questo progressivo smantellamento, nel 1600 fu trovato il cadavere di Adelasia, cinta da una corona di rame che ne indicava il nome e la progenie. Attualmente il castello e di proprieta del comune e versa in stato di abbandono.La fontana del tritone e costituita da un gruppo bronzeo raffigurante un tritone che conduce un cavallo marino e da due mostri marini che lo insidiano. Fu scolpita dal nisseno Michele Tripisciano nel 1890 ed inizialmente posta nell'androne di Palazzo del Carmine e nel 1956 trasferita nella sua attuale locazione, al centro di Piazza Garibaldi, in sostituzione ad un vecchio lampione in ferro. Tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009, l'intera piazza Garibaldi e stata sottoposta a lavori di pavimentazione in pietra lavica per impedire il passaggio di automobili e consentire il libero transito dei pedoni. Anche la fontana del tritone e stata restaurata e vi sono stati istallati impianti di illuminazione, riportandola cosi all'antico splendore. Spesso la fontana, anche stilizzata, viene usata come simbolo distintivo della citta. Il monumento al Redentore Il monumento al Redentore si trova sulla vetta piu alta del Monte San Giuliano, che sovrasta tutta Caltanissetta. Si tratta di un piedistallo contenente nel suo interno una cappella, che inizia a pianta quadrata e diventa circolare per concedere un adeguato appoggio alla statua del Redentore. Quest'opera e stata voluta da Papa Leone XIII e infatti all'inizio del XX secolo dovevano essere costruiti monumenti a Gesu Redentore in tutte le regioni d'Italia. Una delle poche regioni che risposero all'appello del Papa fu la Sicilia che scelse come luogo per l'erezione del monumento la vetta piu alta del Monte San Giuliano. Il progetto fu affidato all'architetto Ernesto Basile, figlio di Giovan Battista Filippo Basile (l'architetto del Teatro Massimo di Palermo). La prima pietra venne posata il 13 maggio 1900. La statua del Redentore arrivo da Roma il 30 luglio 1900 ma non furono fatti grandi festeggiamenti perche il re d'Italia Umberto I era stato assassinato a Monza e c'era il lutto nazionale. Sempre per questa ragione l'inagurazione del monumento venne rimandata: dalla fine di agosto fino al 30 settembre del 1900 in citta vi furono grandi festegiamenti e l'inagurazione avvenne alla presenza di cardinali, vescovi, clero e popolo venuti da tutta la Sicilia. La processione di Gesu Nazareno ha l'intento allegorico di rievocare l'ingresso di Gesu a Gerusalemme. La statua del Cristo e posta su una barca ornata da numerosi fiori, detta abbarcu. Tutti i fiori sono raccolti dai contadini nei giorni immediatamente precedenti alla processione; sono gerbere, mimose, ciclamini, margherite, l' abbarcu (fiore che da il nome alla barca), o semplici fiori di campo. La domenica mattina, i fiori vengono intrecciati e disposti sulla barca, per creare un suggestivo effetto scenografico. Prima dell'uscita dal cortile della biblioteca comunale nel pomeriggio, sulla barca viene posta la statua di Gesu Nazareno, con i vestiti di stoffa e circondata dai numerosi ex voto. Attraversata, cosi, la porta della biblioteca, come fosse la porta di Gerusalemme, ha inizio la processione che si snoda lungo le principali vie del centro storico. Durante tutto il percorso, la processione viene accompagnata da numerosi bambini, recanti ramoscelli d'ulivo e palme intrecciate, da due bande musicali e dai componenti della confraternita organizzatrice che avanzano in due schiere, vestiti con un abito caratteristico, portando i bilannuna, dei grossi ceri. In serata, a conclusione della processione, l' abbarcu viene sollevato a spalla lungo le scalinate antistanti la chiesa di Sant'Agata al Colleggio e, prima di entrare, viene salutato con un imponente serie di giochi pirotecnici. Le origini di questa processione sono antichissime.


Si tramanda che essa sia stata voluta dai contadini di Caltanissetta che, essendo stati estromessi dalle altre processioni della Settimana Santa, volevano avere il ruolo di protagonisti almeno nel giorno della Domenica delle Palme. Tuttavia, prima del finire del XIX secolo, in processione veniva portato un simulacro del sepolcro interamente ricoperto di fiori, simbolo della civilta contadina.
Successivamente, quando il barone Vincenzo di Figlia di Granara fece notare l'incongruenza di tale simulacro con la leggenda biblica, la processione assunse l'aspetto con cui la si puo ammirare oggi.

 

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